L’economia di sussistenza è un termine che indica un sistema economico in cui le persone producono ciò che consumano, principalmente per la propria sopravvivenza, senza dipendere dalle importazioni o dalle esportazioni. In altre parole, si tratta di un’economia che si basa sulla produzione e l’uso dei beni e servizi a livello locale, piuttosto che sull’acquisto e la vendita di prodotti provenienti da altre parti del mondo.
L’economia di sussistenza ha una lunga storia che risale almeno all’età medievale, quando la maggior parte delle persone viveva in campagna e dipendeva dalla produzione agricola locale per la propria sopravvivenza. In quel periodo, le persone coltivavano le loro terre, allevavano il bestiame, e facevano tutto il necessario per produrre il cibo e altri beni di cui avevano bisogno. Questo tipo di economia era caratterizzato dalla mancanza di specializzazione, in quanto ogni famiglia era in grado di produrre una vasta gamma di beni, dalla lavorazione del legno alla produzione di tessuti.
Oggi, l’economia di sussistenza è ancora presente in alcune parti del mondo, soprattutto in paesi in via di sviluppo, dove le persone dipendono ancora dalla produzione agricola locale per la propria sopravvivenza. Tuttavia, in molti altri paesi, l’economia di sussistenza è stata sostituita dall’economia di mercato, in cui i prodotti vengono acquistati e venduti sui mercati nazionali e internazionali.
La definizione di economia di sussistenza può essere diversa a seconda del contesto in cui viene utilizzata. Ad esempio, in campo economico, l’economia di sussistenza è spesso considerata come il contrario dell’economia di mercato. Tuttavia, l’economia di sussistenza può anche essere vista come un sistema alternativo all’economia di mercato, che si basa sulla produzione locale e sulla gestione sostenibile delle risorse naturali.
In sintesi, l’economia di sussistenza è un sistema economico in cui le persone producono ciò che consumano principalmente per la propria sopravvivenza, senza dipendere dalle importazioni o dalle esportazioni. Questo tipo di economia ha una lunga storia che risale almeno all’età medievale e si basa sulla produzione e l’uso dei beni e servizi a livello locale. Oggi, l’economia di sussistenza è ancora presente in alcune parti del mondo, ma è stata sostituita dall’economia di mercato in molti altri paesi.
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Economia di sussistenza significato e alcuni esempi concreti
L’economia di sussistenza si basa sulla produzione e l’uso di beni e servizi a livello locale, senza dipendere da importazioni o esportazioni. Ecco alcuni esempi concreti di come l’economia di sussistenza funziona nella pratica:
- Agricoltura di sussistenza: le famiglie coltivano le proprie terre per produrre cibo per il consumo familiare e per la vendita locale. In questo modo, le persone non dipendono da prodotti agricoli importati da altre parti del mondo.
- Lavorazione del legno: le famiglie producono mobili, utensili e altri oggetti utilizzando legname proveniente dalle foreste locali. In questo modo, si evita l’acquisto di prodotti importati da altre parti del mondo.
- Produzione di tessuti: le famiglie producono tessuti utilizzando fibre naturali come cotone, lino e lana. In questo modo, si evita l’acquisto di tessuti importati da altre parti del mondo.
- Pesca di sussistenza: le famiglie pescano nelle acque locali per produrre cibo per il consumo familiare e per la vendita locale. In questo modo, si evita l’acquisto di pesce importato da altre parti del mondo.
- Energia rinnovabile: le famiglie utilizzano fonti di energia rinnovabile come il sole, il vento e l’acqua per produrre energia per il consumo familiare. In questo modo, si evita l’acquisto di energia prodotta da combustibili fossili importati da altre parti del mondo.
Questi sono solo alcuni esempi di come l’economia di sussistenza funziona nella pratica. In generale, l’economia di sussistenza si basa sulla produzione e l’uso di beni e servizi a livello locale, senza dipendere da prodotti importati o esportati da altre parti del mondo.
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Economia di sussistenza nel medioevo
L’economia di sussistenza era il sistema economico predominante nel Medioevo, in cui la maggior parte della popolazione europea viveva in villaggi agricoli e dipendeva dalla produzione agricola locale per la propria sopravvivenza. In questo sistema, le persone vivevano in una società rurale e autosufficiente, in cui la maggior parte della popolazione era impegnata nella produzione di cibo, tessuti e altri beni di consumo.
La terra era il bene più prezioso in questo sistema e la sua proprietà era divisa tra i proprietari terrieri, i signori feudali e la chiesa. Le persone che lavoravano la terra erano principalmente i contadini, che erano divisi in due categorie: i servi della gleba e i contadini liberi. I servi della gleba erano legati alla terra e non avevano libertà di movimento, mentre i contadini liberi avevano una maggiore libertà di movimento e una maggiore autonomia nella gestione della propria attività agricola.
Le attività agricole erano svolte principalmente con mezzi primitivi, come aratri trainati da animali e macchine agricole semplici. La produzione agricola era destinata principalmente al consumo locale, con la vendita di eventuali eccedenze ai mercati locali o regionali.
L’economia di sussistenza nel Medioevo era anche caratterizzata da un sistema di scambi non monetari, in cui i prodotti agricoli venivano scambiati direttamente tra le persone. Questo sistema di scambi era noto come baratto e consentiva alle persone di soddisfare i propri bisogni senza dover usare denaro.
In sintesi, l’economia di sussistenza nel Medioevo si basava sulla produzione agricola locale e sulla autosufficienza delle comunità rurali, con un sistema di scambi non monetari e una scarsa dipendenza dai prodotti importati da altre parti del mondo.
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Alcuni libri consigliati sull’economia di sostenibilità
Sviluppo di chi e per chi? Da realizzarsi in che modo? E con quali vincoli internazionali alle scelte di popoli e governi? Il volume fornisce alcune parziali risposte basandosi sulla teoria economica, sulle lezioni della storia e sul pragmatismo dell'esperienza.
Lo scopo di questo libro di testo è quello di fornire un quadro che dia priorità al benessere umano, e di ripensare l'analisi economica e la politica alla luce non solo dell'efficienza ma dell'equità.
L'economista Éloi Laurent lega sistematicamente le questioni della sostenibilità e della giustizia in una vasta gamma di argomenti: la biodiversità e gli ecosistemi, l'energia e il cambiamento climatico, la salute ambientale e la giustizia ambientale, i nuovi indicatori di benessere e sostenibilità oltre il PIL e la crescita, la transizione socioecologica e i sistemi urbani sostenibili.
Non può naturalmente sfuggire la complessità di un concetto basato su tre dimensioni di pari rilievo - economia, ambiente, società - e la difficoltà di conciliare nella prassi due aspetti così antitetici come crescita e sostenibilità.
Alla complessità del concetto di sviluppo sostenibile fanno riferimento i contributi multidisciplinari che compongono il volume, assumendo la sostenibilità non già come stato prefissato di armonia da raggiungere, ma come processo in continuo adattamento sia ai contesti territoriali in trasformazione incessante, sia al rapido e pervasivo sviluppo delle tecnologie in tutti gli ambiti del sistema economico e sociale.
Ne deriva un campo di indagine molto esteso che configura lo scenario e le sfide che la sostenibilità pone ai vari settori produttivi, alle imprese, ai bisogni e alle aspirazioni degli individui e della società.
Gli argomenti presi in esame comprendono la sostenibilità ambientale, intesa come insieme di regole mirate a realizzare un modello di sviluppo economico alternativo; il mercato e le cause del fallimento nel garantire l'efficienza allocativa delle risorse ambientali; le politiche pubbliche e gli strumenti di intervento per la soluzione dei problemi ambientali.
La seconda parte, originale rispetto agli altri testi italiani, contiene un approfondimento delle politiche internazionali dell'ambiente. In particolare, vengono affrontate le problematiche relative ai trattati internazionali sul clima ed il riscaldamento globale attraverso gli strumenti di analisi strategica.
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Conclusioni
L’economia di sussistenza rappresenta un modello economico basato sulla produzione e l’uso di beni e servizi a livello locale, senza dipendere da importazioni o esportazioni. Questo modello può essere visto come un’alternativa al sistema economico dominante, che si basa sulla produzione di massa, sull’importazione di beni e sulla globalizzazione.
Nella storia, l’economia di sussistenza è stata la forma predominante di economia fino alla rivoluzione industriale, quando l’uso delle macchine e l’espansione del commercio internazionale hanno portato alla nascita del sistema capitalista moderno. Tuttavia, l’economia di sussistenza continua a esistere oggi in molte parti del mondo, specialmente in comunità rurali e in paesi in via di sviluppo.
L’economia di sussistenza può essere vista come una forma di economia locale e sostenibile, che può portare a benefici sociali, economici e ambientali, come l’aumento della sicurezza alimentare, la riduzione delle emissioni di gas serra e il miglioramento della qualità della vita delle persone a livello locale.
In definitiva, l’economia di sussistenza rappresenta un modo alternativo di concepire e organizzare l’economia, basato sulla produzione locale e sulla soddisfazione dei bisogni delle persone a livello locale, senza dipendere da un sistema economico globale basato sulla produzione di massa e sul consumo a livello globale.
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Ecco alcune domande frequenti (FAQ) sull’economia di sussistenza:
Quali sono i vantaggi dell’economia di sussistenza?
L’economia di sussistenza può portare a numerosi vantaggi, tra cui una maggiore sicurezza alimentare, una riduzione dell’impatto ambientale, la creazione di comunità più resilienti e autonome, un miglioramento della qualità della vita delle persone e una riduzione della dipendenza dal sistema economico globale.
L’economia di sussistenza è sempre sostenibile?
Non necessariamente. L’economia di sussistenza può essere sostenibile se gestita in modo responsabile, tenendo conto dell’impatto ambientale, della giustizia sociale e dell’efficienza economica. Tuttavia, se non viene gestita in modo responsabile, l’economia di sussistenza può portare a problemi ambientali, sociali ed economici.
L’economia di sussistenza è possibile nei paesi sviluppati?
Sì, l’economia di sussistenza è possibile anche nei paesi sviluppati. Anche se la maggior parte delle società sviluppate si basa sull’economia di mercato globale, ci sono comunità che adottano pratiche di economia di sussistenza, come l’agricoltura biologica, il commercio equo e solidale, l’autoproduzione e la condivisione delle risorse.
Qual è il contrario dell’economia di sussistenza?
Il contrario dell’economia di sussistenza è l’economia di mercato globale, basata sulla produzione di massa, sull’importazione di beni e sulla globalizzazione. In questo sistema, l’obiettivo principale è il profitto, mentre l’effetto sulle persone e sull’ambiente può essere trascurato.
Come posso adottare pratiche di economia di sussistenza nella mia vita quotidiana?
Ci sono molte pratiche di economia di sussistenza che possono essere adottate nella vita quotidiana, come la produzione di cibo nel proprio orto, la condivisione delle risorse con i vicini, l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili come la bicicletta o il trasporto pubblico e l’acquisto di beni locali e biologici. In generale, l’adozione di pratiche di economia di sussistenza richiede un cambiamento di mentalità e uno stile di vita più consapevole e sostenibile.